15/03/17

Le armi dell'Orlando furioso

L'Arme
di 
Bianca Degli Espositi


Illustrazione tratta da “L’Orlando furioso”
Per gentile concessione della casa editrice
Il Mulino a Vento - Gruppo Editoriale Raffaello.
Disegno di Elena Mellano

Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori…
Se le donne e i cavalieri sono i protagonisti della meravigliosa storia raccontata da Ariosto, certo l’arme sono una delle loro principali occupazioni. Sarebbero la sola, se l’amore non li distraesse troppo spesso.
L’arme sono i combattimenti, i duelli, i tornei coi quali i cavalieri passano il tempo, provano il loro coraggio e si allenano alle grandi imprese, senza mai venire meno alle leggi della cortesia.
La cortesia impone di combattere alla pari, di non tradire gli amici e di rispettare i nemici, di aiutare i deboli. Le regole di coraggio e lealtà sono comuni a pagani e cristiani e chi le elude non è degno di rispetto. Ariosto descrive innumerevoli sfide, tornei, contese sempre diverse e sempre “cortesi” anche quando lasciano un cadavere sul terreno. L’ultimo duello, tra Rodomonte e Ruggiero, segna la fine del poema, la vittoria dell’esercito di Carlo Magno e la gloria della casa d’Este.
Siccome di guerra si parla, non mancano le carneficine, ma l’esagerazione ironica suscita più ilarità che orrore:

il Saracin robusto (Rodomonte, entrato da solo in Parigi assediata)
Qui fa restar con mezza gamba un piede,
là fa un capo sbalzar lungi dal busto;
l’un tagliare a traverso ne gli vede,
                           dal capo all’anche un altro fender giusto. (XVI 22)

E Ferraù, a chi gli ha ucciso un amico:

… divide l’elmo dalla cima
per la fronte, per gli occhi e per la faccia,
per mezzo il petto, e morto a terra il caccia.(XVI 73)

È più Pulp fiction che Apocalypse now!
Questo nella prima edizione del poema, di cui ricorre il cinquecentenario, ma se leggiamo la definitiva del 1536, vediamo incrinate le certezze cavalleresche. Sono un pugno di ottave aggiunte dal poeta al nono canto, ma bastano a stendere un velo di nostalgia. Il lettore capisce che quel mondo è ormai un passato da rimpiangere.
Cos’era successo nel frattempo? La guerra, quella vera: la sconfitta di Francesco1 di Francia, la confusione degli stati italiani, nel 1527 il sacco di Roma dell’esercito di Carlo V. In Italia gli eserciti mercenari combattevano per chi pagava di più ed erano armati con le prime armi da fuoco.
I fucili si usano da lontano, non si vede il nemico in faccia e lo si può colpire alle spalle. Il mondo della cortesia è finito.
Ariosto è sgomento e ci racconta del re di Frisia Cimosco, uno che né virtù né cortesia conobbe mai, drizzò tutto il suo intento alla fraude, all’inganno, al tradimento ( IX 53).  Costui, con queste armi mai viste prima, opprime il popolo della buona regina Olimpia. Ma siccome con la fantasia si può far andare il mondo come si vorrebbe che andasse, Orlando corre in aiuto della donzella, schiva un colpo di archibugio tiratogli a tradimento, sconfigge Cimosco e getta in fondo al mare

‘l fulmine terrestre.(IX 66)
…- O maladetto, o abominoso ordigno,
che fabricato nel tartareo fondo
fosti per man di Belzebù maligno
che ruinar per te disegnò il mondo,
all’inferno, onde uscisti, ti rasigno.-
Così dicendo, lo gittò in profondo.(IX 91)



Bianca Degli Espositi
Bianca Degli Esposti è nata nel 1952 ha conseguito la laurea in Filosofia a Bologna, ha insegnato per nove anni letteratura italiana nei licei internazionali in Francia e in Marocco e ha collaborato con l’Istituto di Cultura Italiano a Rabat. Ora è in pensione e vive a Mentone. Insieme ad Annamaria Zucconi forma il duo delle signore in giallo de Il Ciliegio. Hanno pubblicato L’appartamentode Place Garibaldì (2016); questo mese di marzo 2017 è stato pubblicato il secondo romanzo L’immobiliaredei fratelli Morin.



L'immobiliare dei fratelli Morin




















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